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Questo saggio si propone una riflessione sul ruolo che gli oggetti giocano all'interno di alcune rappresentazioni vascolari che raffigurano racconti mitici in opere teatrali. Se lo straordinario patrimonio mitico dell'antica Grecia raccontato nelle tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide ha costituito un grande serbatoio di elaborazione delle immagini, che tipo di relazione si instaura tra la parola e l'immagine? La rappresentazione figurata permette di dar vita ad un immaginario, in cui i valori messi in campo dalla tragedia vengono ripresi, rielaborati ed organizzati secondo i mezzi propri dell'immagine, come sostengono gli "iconocentrici", oppure la parola ha il primato sull'immagine, come affermano i "logocentrici"?